Preservazione alveolare e successivo inserimento di un impianto nella sede di un canino superiore incluso. Studio dentistico Viola Sozzi a Roma – Questo caso a cura del Dr. Massimo Viola è stato pubblicato su Regeneration Focus

 

Sesso: M

Età: 29 anni

Patologie pregresse: Nessuna

Situazione ossea: L’anatomia dell’alveolo dell’elemento incluso impediva il posizionamento protesicamente guidato dell’impianto post-estrattivo immediato

Situazione tessuti molli: L’esame clinico permetteva di evidenziare lingualmente all’elemento 5.3 una tumefazione della fibro-mucosa palatina, corrispondente alla corona del suo omologo permanente in inclusione osteo-mucosa

Igiene orale: Buon livello di igiene orale

Ragioni della visita: Richiesta di rimpiazzare il canino deciduo superiore destro (5.3) prossimo all’avulsione spontanea

Attitudini e desideri: Il paziente non intendeva sottoporsi alla disinclusione ortodontica del canino permanente e desiderava invece estrarlo e riabilitare la futura edentulia con una protesi a supporto implantare, optando in tal modo per quella che riteneva essere la soluzione più rapida

Descrizione

La preservazione della cresta alveolare a margine di una estrazione dentaria consente di ridurre al minimo le variazioni dimensionali post-estrattive dei tessuti duri e molli.

L’alveolo post-estrattivo di un canino superiore incluso è stato riempito con osso bovino deproteinizzato (Geistlich Bio-Oss®), chiudendo poi l’accesso alveolare con una membrana riassorbibile in collagene (Geistlich Bio-Gide®) e con una matrice tridimensionale in collagene multistrato (Geistlich Mucograft®).

La procedura messa in atto ha permesso di inserire il successivo impianto nella posizione corretta e con sufficiente supporto osseo.

La stabilità dei tessuti perimplantari nel tempo è stata verificata con controlli a 12, 24 e 36 mesi.

Un paziente di 29 anni è giunto alla mia attenzione con la richiesta di rimpiazzare il canino deciduo superiore destro (5.3) prossimo all’avulsione spontanea per completo riassorbimento della radice.

Il corrispondente canino permanente (1.3) risultava incluso in posizione palatina e impattato sull’incisivo laterale.

Il paziente non intendeva sottoporsi alla disinclusione ortodontica del canino permanente e desiderava invece estrarlo e riabilitare la futura edentulia con una protesi a supporto implantare, optando in tal modo per quella che riteneva essere la soluzione più rapida.

L’anamnesi del paziente non presentava controindicazioni alla terapia implantare ed al suo successo nel lungo periodo.

Il paziente era un non fumatore ed aveva un buon livello di igiene orale domiciliare. L’esame clinico permetteva di evidenziare lingualmente all’elemento 5.3 una tumefazione della fibro-mucosa palatina, corrispondente alla corona del suo omologo permanente in inclusione osteo-mucosa.

L’anatomia dell’alveolo dell’elemento incluso, così come evidenziata dall’esame radiologico preliminare (TC Cone Beam), impediva il posizionamento protesicamente guidato dell’impianto post-estrattivo immediato.

Si è quindi optato per un approccio staged con l’obiettivo in una prima fase di mantenere il perimetro osseo alveolare reliquato all’estrazione del canino incluso, per poi poter inserire l’impianto secondo l’asse protesico ideale in un secondo momento, garantendo così il ripristino della funzione e dell’estetica con elevata predicibilità nel lungo periodo.

Il piano di trattamento prevedeva dunque l’estrazione degli elementi 5.3 e 1.3, la socket preservation e, dopo 4-6 mesi, l’inserimento dell’impianto in sede 1.3 per rimpiazzare il canino superiore destro mediante una protesi implanto-supportata.

Si è proceduto quindi ad estrarre con il minimo trauma il canino deciduo ed il canino permanente, a riempire l’alveolo con osso bovino deproteinizzato (Geistlich Bio-Oss®), coprendo l’innesto con 3 strati di membrana in collagene (Geistlich Bio-Gide®) e suturando la matrice in collagene (Geistlich Mucograft®) ai margini gengivali per chiudere l’accesso alveolare. Le suture sono state rimosse dopo una settimana.

Dopo sei mesi, la guarigione dell’alveolo post-estrattivo era completata.

Previa esecuzione di una nuova TC Cone Beam si poteva pianificare l’inserimento flapless con l’ausilio della chirurgia computer-guidata dell’impianto osteointegrato in sede 1.3 il quale veniva funzionalizzato immediatamente con una corona provvisoria in resina direttamente avvitata.

La protesi provvisoria è stata mantenuta in sede per quattro mesi al termine dei quali è stata rilevata l’impronta ottica dell’impianto, del profilo di emergenza e della protesi per confezionare con la metodica Cad-Cam la corona protesica definitiva (è stata realizzata una corona direttamente avvitata cr-co ceramica).

La stabilità dei tessuti molli e dell’osteointegrazione dell’impianto è stata verificata con controlli clinici e radiologici effettuati a 12, 24 e 36 mesi. In conclusione, l’utilizzo dell’osso bovino deproteinizzato, della membrana e della matrice tridimensionale in collagene consentono di mantenere i volumi ossei in un alveolo post-estrattivo in maniera predicibile anche successivamente all’inserimento ed al carico funzionale di un impianto osteointegrato.

Per visualizzare l’articolo completo originale, si può visitare il sito https://www.regenerationfocus.it/alveoli-post-estrattivi/caso-clinico-alveoli-post-estrattivi/preservazione-alveolare-e-successivo-inserimento-di-un-impianto-nella-sede-di-un-canino-superiore-incluso/

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